23/02/08

IRLANDA DEL NORD




Le ragioni di un conflitto

di Matteo Re
tratto da http://www.misteriditalia.com/

L’odio tra cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord ha origini molto antiche.
Quando nel XVI secolo avvenne lo “scisma” della Chiesa inglese da quella di Roma, l’anglicanesimo fu proclamato religione di Stato e i cattolici, che erano il 90% dell’intera popolazione, vennero assoggettati dai protestanti. Il processo di protestantizzazione dell’isola si fece assai duro dopo la vittoria di Guglielmo d’Orange (protestante) sul re cattolico Giacomo II, avvenuta presso il fiume Boyne, nel luglio del 1690. La vittoria orangista viene commemorata ogni anno con marce che spesso si concludono con episodi di dura violenza.
In questo contesto, tra scontri cruenti e ribellioni fallite, si arriva al 1916, quando un gruppo di patrioti cattolici occupa l’ufficio delle poste di Dublino e proclama la repubblica d’Irlanda. La rivolta viene sedata in poco tempo dalle truppe inglesi e i rivoltosi fucilati, ma è anche grazie a questo episodio che - nel giro di pochi anni - una delegazione del governo irlandese arriva a firmare un trattato che sancisce la nascita dello “Stato libero” d’Irlanda che comprende ventisei contee, ma che esclude l’Ulster, cioè l’attuale Irlanda del Nord, tuttora sotto dominio britannico. In pratica, la delegazione irlandese aveva accettato la scissione dell’isola.
Questa spartizione non è mai stata accettata dall’IRA (Irish Republican Army), il gruppo armato paramilitare irlandese, nato qualche anno prima, che comincia una lotta per la riconquista della regione. Scoppia così, nel 1921, la prima guerra civile che durerà fino al 1923, quando il presidente irlandese, nonché fondatore dell’IRA, Eamon De Valera, invita i combattenti alla resa, permettendo il ritorno ad una relativa tranquillità.

Il conflitto in Irlanda del Nord come noi lo conosciamo oggi, ovvero con gli attentati terroristici dell’IRA e le altrettanto cruente, però forse meno note, azioni delle squadracce protestanti dell’UDA (Ulster Defence Association) e dell’UVF (Ulster Volunteer Force), ha inizio a partire dal 1968. In quell’anno, sull’onda della rivoluzione sociale che stava attraversando il mondo intero e spinti dai movimenti pacifisti, cominciano le marce per la pace in Irlanda del Nord. Le manifestazioni sono guidate dalla Northern Ireland Civil Rights Association (NICRA), formata in gran parte da studenti universitari cattolici. Queste dimostrazioni pacifiste - immediatamente attaccate dagli orangisti – si inseriscono in uno dei periodi più cupi della storia dell’Ulster, caratterizzata dai cosiddetti Troubles, gli scontri feroci tra cattolici (sostanzialmente irredentisti) e protestanti (decisamente filo britannici) - con il continuo intervento della polizia - che segneranno tutto l’arco degli anni Settanta.
Col passare del tempo i contrasti tra le diverse fazioni irlandesi si fanno sempre più accesi. Il governo inglese decide allora di inviare l’esercito di sua maestà nel tentativo di sedare quella che era divenuta una vera e propria guerra civile. I militari inglesi vengono dapprima accolti con entusiasmo dalla popolazione cattolica che sembra aver smarrito il coraggio e l’impegno indipendentista dell’Esercito Repubblicano Irlandese, l’IRA, indebolito a causa di forti dissapori interni.
Tutto però cambia nel giro di poco tempo. L’IRA arriva ad una vera e propria scissione: da una parte l’IRA - Official, a cui appartiene la dirigenza, di stampo marxista-leninista, ma sostanzialmente non violenta, e dall’altro l’IRA - Provisional, che invece considera fondamentale l’utilizzo della forza per porre fine alle ingiustizie presenti nell’Ulster.
Nel 1970, durante i consueti scontri estivi per la commemorazione della vittoria orangista di Guglielmo d’Orange, l’IRA decide di intervenire al fianco del suo popolo, cacciando l’esercito inglese da varie zone di Belfast e soprattutto dal Bogside di Derry che viene ribattezzato Free Derry. Con questa scelta l’IRA conquista sul campo i favori dei cattolici,.
Il 30 gennaio 1972 è una data che ha segnato la storia della lotta nordirlandese. Quel giorno, una domenica, viene da allora ricordato con il nome di bloody Sunday, domenica di sangue. A Londonderry (Derry per i cattolici), una manifestazione contro l’internamento senza processo, una legge introdotta qualche anno prima dal Parlamento di Londra, si conclude con il feroce attacco dell’esercito inglese che apre il fuoco sui manifestanti e uccide 13 civili disarmati, tra cui 6 minorenni. Il giro di vite britannico non si accontenta dei morti sulle piazze: il Parlamento irlandese di Stormont viene soppresso e il potere viene centralizzato a Westminster.
Le violenze non si placano nemmeno dentro le prigioni in cui i cattolici e gli appartenenti all’IRA vengono incarcerati e torturati. Molti sono in quel periodo gli errori giudiziari. Il più conosciuto, perché ricostruito qualche anno fa dal film Nel nome del padre, è il caso dei cosiddetti quattro di Guildford: quattro ragazzi accusati di una strage terroristica nel 1974 e liberati nel 1989, dopo essere stati riconosciuti non colpevoli.
La stretta repressiva del potere centrale britannico giunge al suo apice nel 1976 quando il governo di Londra decide di togliere lo status di prigioniero politico ai militanti repubblicani irlandesi condannati per reati collegati al conflitto, limitando alcuni loro diritti. Questa abolizione prevede – tra l’altro - che i prigionieri indossino l’uniforme carceraria e smettano i vestiti civili. I prigionieri si rifiutano e cominciano la blanket protest. Si coprono solo con una coperta e nel giro di poco tempo rincarano la dose dando inizio alla no wash protest con cui si rifiutano di lavarsi, radersi e svuotare i buglioli delle celle. In poco tempo l’aria nelle prigioni diviene irrespirabile. I detenuti spalmano i loro escrementi sulle pareti delle celle, finendo per vivere in uno stato igienico infimo. Queste forme di protesta, eclatanti, si trascinano fino al 1980 quando vengono portate alle estreme conseguenze: alcuni prigionieri delle carceri di Maze (ex Long Kesh) e di Armagh cominciano lo sciopero della fame. E’ una forma di protesta durissima che ha lo scopo di imporre ai britannici il rispetto dei diritti dei prigionieri: quello di poter tornare ad indossare abiti civili, di astenersi dal lavoro carcerario, di potersi liberamente riunire, di autorganizzarsi, di poter aspirare alla riduzione di pena. Nessuna di queste richieste viene concessa dal governo inglese - alla cui presidenza, dal 1979, siede Margaret Thatcher – a coloro che sono considerati unicamente dei terroristi.
Il 1° marzo 1981 lo sciopero della fame viene indetto ad oltranza. Bobby Sands, uno dei prigionieri che aveva iniziato questa drastica forma di protesta, viene candidato alle elezioni politiche del 10 aprile: lo scopo è quello di farlo eleggere e consentirgli di entrare a Westminster. Ma Sands rifiuta qualsiasi sorta di patteggiamento con il governo centrale britannico e sceglie di morire di fame, dopo 66 giorni di agonia.
Dopo Bobby Sands altri nove ragazzi decidono di fare la sua stessa fine: si lasciano morire. Ma Londra non cede. La tensione tra cattolici irlandesi e governo di sua maestà è al limite. La morte degli scioperanti non sarà, però, avvenuta invano. Sconfitti sul piano pratico, i militanti dell’IRA ottengono un enorme successo politico: la causa dell’Irlanda del Nord è ora sotto gli occhi del mondo.
Due anni dopo, Gerry Adams, leader del partito cattolico Sinn Fein, viene eletto al Parlamento inglese.
Il conflitto continua. Anzi si inasprisce. Il 12 ottobre 1984 ha una grande risonanza l’attacco amato dell’IRA al congresso del Partito Conservatore in svolgimento a Brighton: la Thatcher si salva solo per un miracolo.
Durante tutto l’arco gli anni ’80 la violenza dilaga: omicidi ed esecuzioni avvengono da ambo le parti, con una crescita notevole degli attacchi dei lealisti ai cattolici.
Ma è proprio in questo periodo che la lotta dell’irredentismo irlandese fa un deciso salto di qualità anche sul piano politico, grazie al notevole lavoro svolto dal Sinn Fein. Ma per poterne apprezzare i risultati concreti occorrerà aspettare fino al 1988. Con l’avvento di John Major alla guida del governo inglese, qualcosa, comincia a muoversi. Il nuovo premier si convince che una soluzione del problema irlandese non sarebbe stata neppure ipotizzabile senza l’apertura di un dialogo diretto con il Sinn Fein di Gerry Adams. Importante – sul piano degli equilibri internazionali – è anche l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Bill Clinton, il quale comincia ad interessarsi direttamente al problema dell’Irlanda del Nord: fondamentale è anche l’intervento del presidente della Repubblica irlandese Albert Reynolds, sino ad allora escluso da tali trattative.
Si arriva così al fatidico 31 agosto 1994, giorno in cui l’IRA decide il cessate il fuoco unilaterale e senza limiti di tempo. Qualche mese dopo, anche i commando lealisti depongono le armi.
Nonostante i buoni propositi iniziali, il processo di pace si trova, però, in breve tempo, impantanato in questioni che assumono un’importanza maggiore di quella che in realtà abbiano: Major si ostina sulla questione del disarmo preventivo dell’IRA, senza il quale non avrebbe dato l’avvio ad alcun colloquio. L’IRA – dal canto suo - non accetta alcun tipo di pregiudiziale e – nuovamente – torna a dividersi. Dalla parte Provisional si stacca la cosiddetta Real IRA, di stampo più oltranzista, che decide, il 9 febbraio 1996, di interrompere il cessate il fuoco. Lo stesso giorno una potente bomba dilania il Canary Wharf Building di Londra.
Quando tutto sembrava ormai perduto, nuove elezioni politiche in Inghilterra portano i laburisti, rappresentati da Tony Blair, alla vittoria. Con Blair al potere nel Regno Unito, la maggioranza laburista può finalmente scrollarsi di dosso le pretese unioniste.
L’IRA decide così di concedere un’altra tregua. Si arriva, in questo modo, nell’aprile del 1998, alla firma del trattato del Venerdì Santo. L’accordo sancisce la rinuncia territoriale della Repubblica irlandese sull’Ulster; prevede la reintroduzione di un’assemblea nordirlandese che restituisca all’Ulster il diritto all’autogoverno; introduce un consiglio nord-sud per favorire la cooperazione tra le due Irlande. Le elezioni sarebbero avvenute in base al sistema proporzionale e non in base al maggioritario britannico, per evitare che una maggioranza semplice di protestanti possa governare, prescindendo dalla minoranza cattolica. Nel maggio dello stesso anno, l’accordo viene approvato all’unanimità da un referendum popolare.
Ma la questione irlandese sembra destinata a non avere mai fine. Nell’estate del 1998 – un’estate che si prevedeva tranquilla – si trasforma, in realtà, in una fase molto cruenta. La Real IRA mette in atto il più grave attentato mai avvenuto dall’inizio del conflitto. I terroristi collocano una potente bomba all’interno di un centro commerciale nella cittadina di Omagh. L’esplosione uccide 28 persone, tra le quali molti bambini spagnoli che si trovavano a passare le vacanze in Irlanda del Nord.
La situazione precipita paurosamente: questa volta alle condanne di tutti si uniscono anche quelle dei repubblicani del Sinn Fein. Paradossalmente è proprio questo attentato a dare maggior vigore al processo di pace.
I leader delle due forze antagoniste, Gerry Adams del Sinn Fein e David Trimble dell’Ulster Unionist Party, si incontrano di lì a poco. Otterranno per questo loro sforzo il premio Nobel per la pace.
All’inizio del 2000 i militanti dell’IRA hanno preso seriamente in considerazione il disarmo, che è cominciato sotto la vigilanza di una commissione internazionale indipendente nell’ottobre 2001 per proseguire, poi, nell’aprile dell’anno successivo.
L’impegno dell’IRA di porre fine al conflitto è sembrato serio. L’Esercito Repubblicano ha colto tutti di sorpresa quando, il 16 luglio 2002, ha presentato le sue scuse formali ai parenti delle cosiddette “vittime non combattenti” cadute durante gli anni del conflitto.
Anche se negli ultimi tempi molte cose sono cambiate, nonostante il dialogo sia stato avviato in maniera positiva, la situazione nell’Ulster è oggi, però, ancora lontana dalla normalità: la violenza e l’odio non possono essere cancellati con facilità.




DICHIARAZIONE DI PASQUA 1999 DELL'ESERCITO REPUBBLICANO IRLANDESE - 31 MARZO 1999.La dirigenza di Óglaigh na hÉireann [='Volontari d'Irlanda', nome dell'Esercito Repubblicano Irlandese in Gaelico] porge fraterni saluti agli attivisti repubblicani, ai sostenitori e agli amici che operano in Irlanda e all'estero, e li ringrazia per il loro appoggio ininterrotto.
In questo ottantatreesimo anniversario della Rivolta di Pasqua commemoriamo tutti quelli che hanno dato la loro vita nella lotta per la libertà dell'Irlanda.
Senza i loro sforzi e il loro sacrificio non sarebbe esistita l'attuale possibilità di una giusta risoluzione del conflitto.
Mandiamo saluti solidali ai nostri compagni in Irlanda e negli Stati Uniti d'America.
Plaudiamo al costante e incrollabile impegno dei Volontari di Óglaigh na hÉireann per la causa della Libertà dell'Irlanda.
Riaffermiamo la nostra dedizione agli obbiettivi repubblicani dell'Irlanda unita e indipendente e della democrazia nazionale, il cui raggiungimento offre, riteniamo, la migliore garanzia per l'instaurarsi di una pace giusta e duratura. L'Esercito Repubblicano Irlandese vuole che vi sia una pace permanente in questo paese.
Noi abbiamo appoggiato con tutto il cuore gli sforzi per assicurare una risoluzione durevole del conflitto. Per noi questo conflitto è causato dal coinvolgimento inglese negli affari dell'Irlanda e dalle ingiustizie perpetrate dal malgoverno unionista fino dalla Partizione di più di 75 anni fa.
Nel corso degli ultimi cinque anni abbiamo dichiarato e mantenuto due cessazioni prolungate delle operazioni militari allo scopo di intensificare il processo democratico e di sottolineare il nostro impegno definitivo perché esso abbia successo. Abbiamo contribuito in modo reale e significativo alla creazione di un clima che potesse facilitare la ricerca di una soluzione di pace duratura. Le armi dell'Esercito Repubblicano Irlandese restano in silenzio.
In precedenza abbiamo descritto come uno sviluppo significativo l'Accordo del Venerdì Santo, e abbiamo atteso pazientemente che esso desse prova della sua potenzialità di produrre un progresso tangibile. Ma nel corso degli ultimi 12 mesi i progressi verso la sua attuazione sono stati bloccati. L'assedio alla comunità nazionalista di Portadown, che continua da un anno, la crescita di attacchi lealisti in coincidenza di momenti cruciali nel corso dell'ultimo anno, e le prove della collusione, che ancora continua, tra forze britanniche e lealisti, indicano la presenza di una opposizione a una soluzione di pace democratica. Questa opposizione deve venire superata.
La potenzialità del processo di pace di produrre una pace reale e duratura risiede nella sua capacità di portare un cambiamento significativo, di rimuovere le ingiustizie che hanno creato il conflitto, e di porre termine al conflitto stesso. Se ne esiste la volontà politica, il processo di pace ha in sé la potenzialità di risolvere il conflitto e portare a una pace durevole.
Occorre anche affrontare le ingiustizie che sono la conseguenza diretta del conflitto. A questo fine due giorni fa abbiamo annunciato i risultati della nostra indagine sulla collocazione dei luoghi di sepoltura di varie persone giustiziate da Óglaigh na hÉireann più di 20 anni fa. Questo è stato un sincero tentativo di fare tutto quello che potevamo per porre fine a un'ingiustizia di cui accettiamo la piena responsabilità.1
Tutti, ma particolarmente il Governo britannico, devono affrontare l'arduo compito, che ancora resta da svolgere, di rimuovere le cause del conflitto nel nostro paese.
NOTE
1)Tra il 1971 e il 1981 l'Esercito Repubblicano Irlandese nascose i corpi di una decina di persone, appartenenti alla popolazione nazionalista, che aveva arrestato, processato e ucciso. In genere si trattava di persone accusate di essere informatori delle forze britanniche, o di avere sottratto armi all'organizzazione per compiere rapine a scopi personali. La scelta di nasconderne i corpi e di non fare sapere che erano state uccise sembra fosse dovuta alla volontà di risparmiare alle loro famiglie la vergogna e il disprezzo riservato dalla popolazione nazionalista ai parenti di informers e criminali. Unica vittima di questo genere di esecuzione segreta proveniente da un retroterra diverso fu nel 1979 il capitano inglese Robert Nairac dello S.A.S., coinvolto nell'uccisione di repubblicani, che aveva operato clandestinamente per anni nel Sud della Contea di Armagh, spacciandosi in modo convincente per Irlandese. Nel 1980 l'Esercito Repubblicano decise di porre termine, per il futuro, alla pratica delle esecuzioni segrete. Nel 1994, in seguito al cessate il fuoco, alcuni parenti di una quindicina di persone scomparse negli anni Settanta nelle Sei Contee cominciarono a fare pressione sul Movimento Repubblicano per sapere che cosa era stato degli scomparsi. Le loro comprensibilissime richieste sono state da allora utilizzate contro il nazionalismo irlandese, in modo svergognato, dalla propaganda britannica e unionista. Nell'Ottobre 1997 lo I.R.A. comunicò di avere istituito un organo di indagine incaricato di verificare quante delle sparizioni fossero davvero dovute all'Esercito Repubblicano, e di scoprire, in quel caso, dove le vittime fossero state sepolte, per permettere alle famiglie di celebrarne i funerali. Il 29 Marzo 1999 lo I.R.A. annunciava il primo risultato di questa indagine, riconoscendo di avere ucciso nove degli scomparsi (oltre a Nairac), con la dichiarazione che segue. Accompagnando questa dichiarazione, fonti repubblicane hanno reso note le ragioni per l'uccisione dei nove scomparsi di cui l'I.R.A. ha individuato la sepoltura finora; mentre hanno detto che fino a questo momento non è stato possibile scoprire dove sia sepolto il capitano inglese Robert Nairac (si dice che fosse stato trasformato in fertilizzante in un impianto per la distruzione delle carcasse di animali). Dei nove scomparsi individuati, otto erano di Belfast e uno della Contea di Tyrone; tre di loro erano membri dell'I.R.A. (due sottoposti a corte marziale e uccisi nel 1972 in quanto agenti della squadra per le operazioni controinsurrezionali -Military Reconnaissance Force- del servizio segreto militare dell'Esercito britannico, infiltrati nell'organizzazione; uno, nel 1975, perché informatore della R.U.C.). Anche altre due vittime (uccise nel 1975 e nel 1978) erano agenti della squadra M.R.F., e cercavano di infiltrarsi nello I.R.A.. L'unica donna fra queste nove persone è Jean McConville, scomparsa dalla sua abitazione di Falls Road nel 1972; secondo l'IRA, prima di essere uccisa avrebbe ammesso di essere un'informatrice dell'Esercito britannico. Gli altri tre (due uccisi nel 1978 e uno nel 1981) vennero giustiziati dopo avere ammesso di avere rubato armi dell'Esercito Repubblicano e di averle poi usate per compiere rapine. torna al testo

DICHIARAZIONE DELL'ESERCITO REPUBBLICANO IRLANDESE DEL 29 MARZO 1999 SULLA SORTE DI PERSONE SCOMPARSE NEGLI ANNI SETTANTA.Diciotto mesi fa istituimmo una unità speciale, comandata da uno dei nostri ufficiali di grado più elevato, per accertare dove si trovassero i resti di varie persone giustiziate e sepolte da Óglaigh na hÉireann circa 20 anni fa.
Queste sepolture avvennero prima di una direttiva del Consiglio dell'Esercito [lo Army Council, l'organo dirigente supremo dell'I.R.A.] secondo la quale il corpo di chiunque fosse stato ucciso da Óglaigh na hÉireann sarebbe stato lasciato da seppellire ai suoi parenti. Questa questione ha causato a varie famiglie dolore e sofferenza incalcolabili, e per un periodo durato molti anni.
Nonostante molti fattori di complicazione che hanno insieme ostacolato e prolungato questa indagine, e tra questi il lungo tempo che è passato dai fatti, i cambiamenti nella dirigenza [dell'I.R.A.], e la morte sia di membri sia di ex-membri di Óglaigh na hÉireann che erano stati coinvolti, oggi possiamo annunziare le conclusioni dell'inchiesta.
Noi crediamo di avere stabilito la collocazione delle tombe di nove persone, alcune delle quali erano membri di Óglaigh na hÉireann, giustiziati per attività che avevano messo in pericolo altri membri di Óglaigh na hÉireann e che avevano danneggiato la lotta. Stiamo controllando le informazioni riguardanti la collocazione di queste tombe, e confidiamo che questo porti al rapido recupero dei corpi.
Come abbiamo dichiarato in altre occasioni, non siamo responsabili per la sparizione di tutti quelli che gli organi di informazione hanno già elencato come scomparsi negli ultimi 30 anni. Noi siamo responsabili per quelli per i quali oggi abbiamo riconosciuto la responsabilità; le loro famiglie sono state tutte informate.
Abbiamo iniziato questa indagine con l'intenzione di fare tutto ciò che potevamo per correggere ogni ingiustizia di cui accettiamo la piena responsabilità, e per alleviare la sofferenza delle famiglie. Ci dispiace che sia occorso un tempo così lungo per completare l'indagine, e siamo dolenti per l'angoscia prolungata che ciò ha portato alle famiglie.

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