16/02/08

ULSTER...



RIFLETTIAMO...


Per meglio comprendere la situazione odierna, ecco un articolo:


Da Corriere della Sera del 05/03/2007
Pace fredda in Ulster Divisi a scuola e al pub ma insieme al governo
Cattolici e protestanti vanno al voto per la svolta
di Guido Santevecchi
BELFAST — Gli Eroi di Shankill Road non sono ancora stanchi. Un manifesto sulla porta della loro associazione Protestante, Lealista, Unionista annuncia che venerdì c'è il ballo annuale. «Si comincia a bere qualcosa alle sette e poi si va avanti per tutta la notte. La musica è dei Conflict ». Nome bellicoso, come la gente di questa strada di Belfast che ha vissuto in uno stato di conflitto troppo a lungo per poter dimenticare. C'è una grande lapide in un giardino per quel pomeriggio del 1993 quando due uomini entrarono nella pescheria Frizell's per una consegna: erano due dell'Ira e avevano una bomba per far fuori i capi dell'Uvf, il gruppo paramilitare protestante, che si dovevano riunire al piano di sopra. La riunione era stata spostata, la bomba uccise nove persone che compravano il pesce. Sulla facciata di una casa una grande scritta sullo sfondo di una bandiera del Regno Unito: «L'Ulster rimarrà per sempre britannico. Non ci arrenderemo».A mezzo chilometro in linea d'aria c'è Falls Road, la strada dei Cattolici, Nazionalisti, Repubblicani. Qui sventola il tricolore della Repubblica d'Irlanda. In cento metri si contano una dozzina di lapidi incastonate nei muri delle case: «In memoria di... assassinato dal Ruc». La sigla della Royal Ulster Constabulary, la polizia. Poi un mural con un guerrigliero incappucciato e accanto la scritta: «Cento ragioni per non arruolarsi nella polizia».Anche se il resto dell'Europa pensa che ormai, dopo l'accordo del Venerdì Santo 1998 tutto sia finito, trent'anni di Troubles e 3.700 morti hanno scavato un fossato duro da scavalcare. Dal 2002 l'Assemblea dell'Irlanda del Nord, nel Castello di Stormont, è deserta. Deputati protestanti e cattolici si sono rifiutati di lavorare insieme. Qualche mese fa il governo di Londra e quello di Dublino hanno detto che ne avevano abbastanza, hanno costretto il Democratic Unionist del vecchio reverendo Ian Paisley e il Sinn Fein di Gerry Adams a firmare l'ultima intesa. Paisley, che gridò al Papa «tu sei l'Anticristo», ha promesso di andare al governo con i cattolici. Adams, che ai tempi dell'Ira considerava i poliziotti «bersagli da abbattere», ha annunciato che i cattolici riconoscono la legittimità della nuova polizia dell'Ulster.Mercoledì ci sono le elezioni. Poi, se le parti manterranno la promessa, il 26 marzo al Castello di Stormont sarà formato il governo di coalizione con Paisley premier e Martin McGuinness del Sinn Fein vice. «Speriamo; troppe volte i politici irlandesi hanno trasformato vittorie in sconfitte» dice al Corriere il ministro britannico per l'Ulster Peter Hain.Per vedere i candidati ai 108 seggi bisogna andare al mercato. Tra i banchi si parla anche di tasse (da abbassare, tutti d'accordo) e di privatizzazione dell'acqua (da evitare, tutti d'accordo). Discutere di programmi spiccioli è un buon segno. O forse una finzione, perché il problema resta sempre la storia di odio e sangue tra le due comunità.Al mercato di St George, nel centro di Belfast, c'è un grande stendardo con una stella e la scritta «Police Service Northern Ireland». La nuova polizia, quella che deve ricostruire la fiducia tra i gruppi, quella alla quale anche i cattolici dovranno credere. Gli agenti hanno portato opuscoli, matite e gomme colorate da regalare: spiegano alle scolaresche il fascino di una carriera in polizia. «Arruolandovi vi divertirete e aiuterete l'Ulster», dice un ufficiale. I ragazzi sembrano scettici, St George è zona cattolica. «Sì, qui era dura per noi fino a pochi anni fa, sassate e bottiglie molotov», ammette l'ufficiale. E ora? «Ora la gente comincia a parlarci, non ci vedono più come la polizia dei protestanti, ci chiamano per risolvere problemi».Ma i numeri sono ancora preoccupanti: solo un poliziotto su cinque è cattolico, nonostante il cambiamento di nome dalla odiata Ruc alla Psni.A Shankill Road, il vecchio cimitero protestante è deserto sotto la pioggia. Ci sono solo due agenti che salutano cortesi e continuano il loro giro apparentemente senza senso tra pietre tombali coperte di muschio. Ma lo scopo c'è: lunedì nel settore cattolico, qualcuno ha lanciato

vernice gialla contro le tombe di Kieran Doherty, uno dei dieci dell'Ira morti con Bobby Sands
nello sciopero della fame del 1981 e di altri tre Provisional dell'Ira uccisi dagli agenti dell'antiterrorismo che li avevano inseguiti fino a Gibilterra.Si è molto parlato del rinascimento di Belfast. In centro tra i negozi eleganti si riconoscono i turisti. Migliaia di americani l'anno scorso hanno pagato per vedere le strade dei Troubles con i murals di guerra cattolici e protestanti. Il valore delle case è salito del 36 per cento nel 2006.Ma a Shankill Road e Falls Road si ha la sensazione di due comunità povere, segregate e chiuse nel loro rancore storico.I corrispondenti locali dei giornali inglesi sono più ottimisti. Loro hanno visto gli anni delle bombe e degli agguati quotidiani. Spiega David McKittrick dell'Independent: «Prima a Falls Road circolavano solo le jeep dell'esercito britannico con i fucili puntati contro i tetti per timore dei cecchini dell'Ira. Ora si vedono i 4x4 delle mamme che portano i bambini a scuola». C'è da sperare che McKittrick abbia ragione, almeno nel lungo periodo. Ma a proposito di scuole, tra le elementari e le medie ce ne sono solo 61 miste, che hanno non più di 18 mila alunni. Il resto dei 320 mila studenti nordirlandesi vanno a lezione divisi secondo la fede. I loro padri vanno in pub divisi, in mercati divisi, anche in uffici postali divisi. Se è vero che nella City di Belfast è tutto un rifiorire di attività commerciali e che i grandi affari non guardano se uno è cattolico o protestante, i dati dicono che l'80 per cento del milione e seicentomila nordirlandesi vivono in aree definite «comunità con singola identità». Tradotto: quartieri, villaggi, paesi segregati, spaccati in due da muri di rancore e sospetto.«Qui c'è stata pulizia etnica, l'ipotesi migliore è che finiscano divisi in pace», dice John Kampfner, direttore della rivista di sinistra New Statesman, venuto da Londra per decidere se l'Irlanda del Nord della devolution edel power sharing, il governo di unità nazionale, potrà essere l'eredità migliore di Tony Blair.Con le due comunità che ancora fanno fatica a parlarsi, bisogna continuare ad ascoltare i muri. Un segno di speranza su un manifesto vicino all'Hotel Europa, che nei trent'anni dei Troubles si è fregiato del titolo di «albergo più bombardato del continente». È la pubblicità di una commedia teatrale brillante: «The History of the Troubles according to my da». Se si comincia a ridere della storia, forse siamo davvero a un passo dall'inizio del futuro.

IL NUOVO GOVERNO: I VECCHI NEMICI

Quale sarà il futuro?


Da Corriere della Sera del 09/05/2007
Si sblocca il processo di pace in Irlanda del nord. Il protestante Paisley premier, il cattolico McGuinness vice
Belfast, nasce il governo "misto". "E´ la fine di decenni di guerra"
Presenti gli artefici del negoziato: il premier britannico Blair e quello irlandese Ahern. Superate le resistenze unioniste, l´ultimo passo è stato il disarmo dei paramilitari
di Enrico Franceschini
LONDRA - Non capita spesso: due nemici giurati che s´impegnano a lavorare insieme per la pace. È accaduto in Sud Africa. È accaduto in Medio Oriente, almeno per qualche tempo, fra israeliani e palestinesi. E il miracolo si è ripetuto ieri a Belfast, in Irlanda del Nord, dove protestanti e cattolici hanno creato finalmente un governo congiunto, dieci anni dopo l´avvio dei negoziati di pace. Ian Paisley, leader della maggioranza protestante che vuole rimanere parte della Gran Bretagna, e Martin McGuinness, vicecapo della minoranza cattolica che vuole la secessione dal Regno Unito e il ricongiungimento con l´Irlanda, hanno prestato giuramento e parlato con emozione davanti ai deputati del parlamento regionale nordirlandese.«Se me l´avessero raccontato dieci anni fa, non ci avrei creduto, ma quello era il passato, questo è il presente e noi siamo qui per costruire insieme un futuro migliore», ha detto l´81enne Paisley, soprannominato "Mister No" per la sua inflessibile opposizione alla trattativa con i cattolici, ora primo ministro del governo autonomo della regione che avrà 6 ministri protestanti e 4 cattolici. «Siamo qui per mettere fine a decenni di divisione e conflitto, per avanzare insieme verso un´era di cooperazione», gli ha fatto eco McGuinness, ex comandante militare dei guerriglieri dell´Ira, che sarà il vicepremier.Al loro fianco c´erano i due artefici del negoziato: Tony Blair e Bertie Ahern, i leader di Gran Bretagna e Irlanda. La svolta è anche il risultato dell´amicizia personale fra due uomini che hanno messo fine alla storica ostilità fra Londra e Dublino lottando ostinatamente per risolvere il problema dell´Irlanda del Nord, la provincia settentrionale rimasta separata dall´Irlanda, quando questa ottenne l´indipendenza dal Regno Unito nel 1921.Abitata da una maggioranza protestante e una minoranza cattolica, la prima fedele a Londra e alla monarchia, la seconda repubblicana e secessionista, la regione ha vissuto per trent´anni in uno stato di guerra civile che ha fatto oltre tremila morti. Ora non è chiaro quale sarà il suo futuro: pur ripromettendosi di governare insieme e credere nella pace, sia protestanti che Sinn Fèin (il maggiore partito cattolico, guidato da Gerry Adams e da McGuinness) hanno obiettivi a lungo termine contrapposti. Ieri lo hanno ripetuto. «La mia fede in un´Irlanda del nord parte del Regno Unito è più solida che mai», ha detto Paisley. «Credo in un´Irlanda unita», gli ha risposto McGuinness. Ma vedere seduti vicini, sorridenti, questi due nemici che probabilmente hanno cercato a lungo di uccidersi, è già un risultato miracoloso, «incredibile» per usare l´espressione di Paisley. Il quale ha finito il suo discorso parafrasando l´Ecclesiaste: c´è un tempo per tutto nella vita, e per l´Irlanda del nord, dopo il tempo della guerra, è venuto il tempo della pace e della fratellanza.Mentre prendevano il tè, prima della cerimonia, il reverendo ha detto a Blair: «Lei che è un giovanotto di 54 anni sta per concludere la sua carriera di governo, io che ne ho 81 inizio la mia». Hanno tutti riso, ma per Blair non c´era modo migliore di chiudere la propria: oggi o domani il premier britannico annuncerà le dimissioni, dunque potrà lasciare Downing street sull´onda di un grande successo politico.Chissà se per lui, come per gli altri protagonisti dell´accordo, arriverà nel prossimo futuro il suggello del premio Nobel per la pace, con cui provare a far dimenticare le polemiche sulla guerra in Iraq.

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